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Citrobacter: coliformi totali – inquinamento acqua potabile
E’ di inizio settembre la tragica conferma che la triste vicenda delle morti nel reparto di neonatologia in Veneto è da attribuire alla presenza di colonie di Citrobacter nell’acqua potabile utilizzata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Borgo di Trento, in provincia di Verona.
Una lunga e dolorosa scia di decessi e di gravi menomazioni dovute alla presenza di un batterio della famiglia dei coliformi nell’acqua dell’ospedale.
La notizia è decisamente brutta e non deve essere utilizzata per il classico torna conto di spaventare il consumatore per poi proporgli soluzioni a volte inutili. E’ però importante circoscrivere e descrivere la triste vicenda da un punto di vista tecnico, per inquadrare le variabili presenti.

Non sono presenti dati sulla carica batterica presente nell’acqua dell’ospedale, solo il nome dell’agente patogeno: il Citrobacter, della famiglia dei coliformi. Il Citrobacter nello specifico fa parte del sotto gruppo dei Coliformi fecali, ossia dei batteri presenti all’interno dell’intestino degli animali a sangue caldo.
Come il Citrobacter sia arrivato e si sia sviluppato nel reparto di neonatologia al momento non è noto. Una grave mancanza da parte della struttura ospedaliera è stato l’utilizzo di acqua potabile, in un ambiente critico, nello specifico un reparto di terapia intensiva, non ponendosi nessuna domanda sul concetto di potabilità e il rischio, che anche se dichiarata potabile, di una possibile la presenza di una carica batterica.
Acqua di rete e carica batterica, l’esperienza insegna
Chi lavora da anni nel settore del trattamento dell’acqua potabile ben sa che non sempre i valori dell’acqua di rete, soprattutto dopo il POE, ossia dopo il contatore principale, sono a zero.
Il conteggio delle colonie di coliformi totali, come previsto dal DL 31/2001 non ha lo scopo di individuare ceppi batterici potenzialmente pericolosi, ma indica, se i valori sono positivi, la contaminazione con materiale estraneo e la presenza di biofilm.
E’ un parametro indicatore del cattivo stato della rete distributiva nel suo complesso.
Il valore, se persiste dopo una sanificazione, indica una manutenzione insufficiente.
La ricerca dell’Escherichia Coli purtroppo non intercetta direttamente la presenza del Citrobater, ma funge da indicatore di un inquinamento recente da materiale organico di animali a sangue caldo. E’ un parametro “pesante” in quanto indicatore di un possibile più ampio inquinamento di carattere batterico e virale e quindi potenzialmente patogeno.
Quando operiamo in settori delicati, quali ad esempio le case di cura, dobbiamo fare bene attenzione che i sistemi di trattamento dell’acqua potabile riducano e non amplifichino il rischio di epidemie idrodiffuse. Esempio, se il sistema di filtrazione non prevede un dispositivo di abbattimento della carica batterica, la rimozione del cloro, facilita la crescita e lo sviluppo di colonie batteriche potenzialmente pericolose.
Un’altro punto fermo è il tema della pulizia e della sanificazione periodica.
Senza nessuna volontà di creare inutili allarmismi, il tema dell’acqua destinata al consumo umano non va preso sottogamba.
I professionisti del settore trattamento acqua devono essere ben consapevoli che dietro ogni azione c’è un potenziale rischio per la salute umana.
Quando si opera in settori dove sono presenti soggetti immunodepressi il livello di rischio aumenta e a maggior ragione deve aumentare l’attenzione.
Per tali ragioni Codici Umbria ha richiesto all’Assessore Regionale alla sanità, all’Auri ed alla Ausl di Terni e Perugia di far conoscere alla popolazione lo stato della salubrità dell’acqua della Nostra Regione.
Allo stato, a distanza di oltre un mese, non abbiamo avuto risposte se non da parte del Servizio Idrico Integrato di Terni ; quest’ultima società, tuttavia, lungi dal fornire risposte concrete, si è limitata ad un lungo richiamo normativo nonché alla ripartizione di compiti e doveri nella scala dei controlli.
Ad oggi, dunque, continueremo nella nostra “scalata” dei vertici delle Autorità preposte a garantire la Sanità pubblica ciò al fine di dare risposte concrete ai cittadini.
FINO AD ALLORA – TUTTAVIA- RACCOMANDIAMO LA MASSIMA PRECAUZIONE NELL’UTILIZZO DELL’ACQUA PUBBLICA
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